6 - 31 maggio 2019. Biblioteca: mostra permanente
La Storia come bene comune
Mostra permanente di libri in Biblioteca
Dal 6 al 31 maggio 2019, ore 10-12
Via Boncompagni 22
Info. righibiblioteca@gmail.com
La Storia è un bene comune
La prima edizione (1947) di ‘Se questo è un uomo’ (1946) di Primo Levi risente del clima del dopoguerra illustrato efficacemente da una pagina di Vittorio Foa, che dimostra come allora fosse ancora difficile fare i conti con la realtà dell’Olocausto.
‘Dopo la guerra, accertata la verità, il rapporto con quell’evento è stato complesso e mutevole nel tempo. Una diffusa sensazione spingeva a non pensarci, a parlarne il meno possibile, per non turbare l’immensa speranza nella pace. Ancora: lo sterminio era presentato come un momento della guerra, come uno dei suoi fenomeni, si cominciava a calcolare che i morti nella guerra erano circa cinquanta milioni, i sei milioni di ebrei ne erano una parte. Poi cominciammo a capire l’entità e la singolarità della vicenda ( ) i superstiti ci aiutarono a capire. Si doveva guardare al di là dei tedeschi, all’umanità stessa che produce il male, alla capacità che noi stessi abbiamo di costruirlo. Primo Levi ci diede molta luce. Ci ammoniva a non dimenticare. Non era un invito a restare prigionieri della memoria, senza poterne uscire per guardare al futuro, era un invito a cogliere il significato universale dell’evento e a saperlo insegnare, trasmettere. A saper leggere le radici dell’odio anche nella normalità della vita, nell’indifferenza, nell’intolleranza, nella disattenzione verso il prossimo’ (cfr. Vittorio Foa, Questo novecento, Einaudi Scuola, Milano 1998, pp.148-149).
Quando Primo Levi scrive il suo libro, nel corso del 1946, un anno dopo la fine dell’internamento ad Auschwitz, è spinto dalla necessità di raccontare la sua esperienza nel campo di lavoro e di sterminio, ma nessuna grande casa editrice, Einaudi compresa, accetta di pubblicare l’opera.
Il libro viene pubblicato nel 1947 da una piccola casa editrice, Francesco de Silva, fondata nel 1942 dall’intellettuale antifascista Franco Antonicelli che aveva subìto il carcere e il confino. L’opera è pubblicata grazie all’interessamento di Alessandro Galante Garrone, che consegna il manoscritto all’editore.
Purtroppo la diffusione del libro è scarsa, e poche sono le recensioni (Arrigo Cajumi, su La Stampa, e Italo Calvino su L’Unità).
Nel 1952 Levi comincia a collaborare con l’Einaudi nella sezione Edizioni Scientifiche come traduttore e consulente editoriale. Paolo Boringhieri, allora redattore scientifico della casa editrice, propone inutilmente all’editore la pubblicazione di ‘Se questo è un uomo’, ma solamente dopo il 1955, quando ormai le tematiche relative alle esperienze dei campi di concentramento e dello sterminio cominciano ad essere dibattute pubblicamente, Einaudi accetta di pubblicare l’opera (1958, accresciuta da trenta pagine), che da allora è letta e conosciuta in tutto il mondo.
Per una sintesi di questo importante evento editoriale v le pagine dedicate a Primo Levi su Robinson (La Repubblica) del 27 gennaio 2019.